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Ci son due coccodrilli, e un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale...; il gatto, il TOPO, l'elefante, non manca più nessuno... solo non si vedono i due leocorni! E LA MIA VITA E' DIVINA. CATTIVO RIMBALZO

mercoledì 9 maggio 2012

LUBITEL 166B (Любитель 166B)


 lubiban1
Seppure oggi le Lubitel sono delle macchine alla moda, a causa delle note vicende lomografiche, la loro origine ed essenza sono tutt'altra cosa. Con questa recensione vediamo di conoscere meglio questa macchina che per molti è stato il primo passo nel mondo del medio formato.

LA STORIA
La Lubitel 166B è una reflex medio formato economica prodotta nello stabilimento Lomo (ex Gmoz) di Leningrado (ora S. Pietroburgo) dell'ex Unione Sovietica negli anni ottanta del XX° secolo. Si tratta dell'evoluzione della precedente Lubitel 166 e verrà a sua volta sostituita dalla Lubitel 166 Universal, modello questo ultimo che segnerà anche la fine della serie.
Le Lubitel di fatto sono una copia delle vecchie Voigtlander Brilliant, copia abbastanza evidente fino alla Lubitel 2 mentre a partire dalla Lubitel 166 si assiste a un cambiamento del design che passa dalle linee arrotondate a uno stile razionalistico basato su linee nette che rinunciano a ogni vezzo estetico.
La Lubitel è rimasta in produzione per 38 anni ed è suddivisa nelle seguenti serie:
Lubitel TLR dal 1950 al 1956
Lubitel-2 dal 1955 al 1977
Lubitel-166 dal 1977 al 1980
Lubitel-166 B dal 1980 al 1988?
Lubitel-166 Universal dal 1984 fino agosto 1988, quando ne viene terminata la produzione.
Questo almeno fino all'arrivo della lomografia, ma è un altra storia. Attualmente viene prodotta la Lubitel 166+ su licenza della Lomography, ma non negli storici stabilimenti di Leningrado bensì in Cina, si tratta di una versione di "lusso" ... soprattutto nel prezzo.
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DATI TECNICI
Modello: Reflex TRL per pellicole formato 120, messa a fuoco manuale.
Formato: Quadrato 6x6 cm., reali 5,6x5,6 cm. circa.
Modi d'esposizione: Esposizione manuale.
Obiettivo: Ottica di ripresa a tre lenti T22, lunghezza focale 75mm., apertura massima f4,5. Ottica di mira senza indicazioni, probabilmente un tripletto della stessa lunghezza focale con apertura stimata di f3,5.
Otturatore: Otturatore centrale con tempi da 1/15 a 1/250; posa B.
Diaframmi: A otto lamelle, impostazione tramite cursore posto sull’obiettivo; la scala dei diaframmi va da 4,5 a 22, non sono presenti punti di fermo e quindi il diaframma può essere impostato su tutti valori intermedi, sull'esemplare recensito il fine corsa della leva è ben oltre il valore 22 serigrafato sul barilotto dell'obiettivo.
Flash: Accessorio. Esposizione manuale, sincro flash su tutti i tempi grazie all’otturatore centrale. Il corpo macchina è provvisto di slitta porta flash senza contatto caldo, rendendo quindi necessario l'impiego di un cavetto di sincronizzazione.
Autoscatto: Meccanico, ritardo di circa 10 secondi.
Esposimetro: Non previsto: per la misurazione dell’esposizione ci si deve basare sulle indicazioni di un esposimetro esterno o sulla regola del 16 (magari coadiuvata dalle indicazioni riportate nella confezione della pellicola.
Compensazione dell’Esposizione: Non prevista.
Mirino: A pozzetto; è presente un errore di paralasse, tipico delle reflex biottiche, alle distante ravvicinate. Abbassando il frontalino del coperchio si ottiene un mirino a traguardo.
Messa a Fuoco: Manuale, si effettua agendo su uno dei due obiettivi. Scala delle distanze solo in metri.
Indici nel Mirino: Nessuno.
Avanzamento Pellicola: Manopola zigrinata di avanzamento posta a destra del pozzetto di messa a fuoco.
Contapose: Non previsto, l'avanzamento della pellicola si controlla attraverso la finestrella rossa posta sul dorso.
Esposizioni multiple: possibili senza limitazioni, tramite il semplice riarmo dell'otturatore.
Alimentazione: Non prevista.
Dorso: Fisso, incernierato in basso.
Dimensioni: Lunghezza 76 mm. circa; altezza 120 mm. circa; profondità 110 mm. circa con pozzetto chiuso.
Peso: 596 gr. circa.
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 LA MACCHINA
Prima di iniziare a parlare della macchina è meglio capire a chi è indirizzata: lubitel in russo significa amatore, quindi questa è una macchina destinata agli amatori, a quei fotografi che hanno solo l'esigenza di immortalare un ricordo personale, o famigliare, senza doversi sforzare troppo pur ottenendo in cambio un risultato accetabile.
La Lubitel 166B non si discosta dall'impostazione classica delle biottiche, anzi ai meno giovani viene spontanea l'associazione con le macchine in mano ai professionisti di una volta; anche se sembra la parente povera.
Al primo contatto è evidente che si tratta di una macchina semplice costruita con materiali poveri, eppure c'è tutto quello che serve ad ottenere una fotografia decente, comprese le lenti in vetro.
Il corpo è realizzato in plastica nera con una finitura esterna ruvida che favorisce la presa. Il pozzetto e le parti interne sono realizzate in metallo. Tutte le lenti impiegate nei vari componenti ottici sono realizzate in vetro.
Tutti comandi necessari a effettuare uno scatto sono collocati attorno all'ottica di ripresa posti attorno all'obiettivo di ripresa, e sono, osservando il frontale dalle macchina, da sinistra verso destra: la levetta di armo dell'otturatore, la levetta di scatto, la presa filettata per lo scatto flessibile, la levetta di impostazione dei tempi, la levetta di impostazione dei diaframmi, la levetta dell'autoscatto e la presa per il cavetto di sincronizzazione del flash; sul lato destro dell'obiettivo sono ben visibili la scala dei diaframmi e quella dei tempi. Sul corpo in alto è presente la manopola dell'avanzamento della pellicola, avanzamento che non è collegato all'armamento dell'otturatore; sono inoltre presenti altre tre piccole “manopole” che in realtà sono i fermi dei rocchetti porta pellicola.
La dotazione della macchina fotografica è completata dalla finestrella rossa sul dorso per il controllo dell'avanzamento della pellicola, da un disco-memo sul quale impostare il tipo di pellicola inserito e da una slitta porta flash..
Il mirino a pozzetto pur consentendo di inquadrare la scena in modo agevole dimostra l'economicità del progetto durante la messa a fuoco che va effettuata solo sull'area centrale smerigliata ma piuttosto scura, in abbinamento alla lentina d'ingrandimento presente sotto la copertura del pozzetto. L'area restante dello schermo di messa a fuoco è costutuio da una lente non trattata e quindi mostra sempre tutto a fuoco indipendentemente dalla distanza.
Sul fondo della macchina è collocata la presa filettata per il cavalletto.

IMPRESSIONI D'USO
La Lubitel 166B non si può definire ergonomica, almeno secondo la concezione moderna del termine, eppure tenendola in mano con la sola mano destra i comandi attorno all'ottica di ripresa sono a portata di pollice e indice; poi per vedere cosa comportano le azione delle nostre dita bisogna staccare l'occhio dal mirino.
L'impiego di questa macchina non comporta particolari difficoltà, però richiede al fotografo di adottare un proprio “sistema di lavoro” basato su una determinata sequenza di operazioni al fine di evitare involontari errori causati dalla totale assenza di blocchi di sicurezza. Nulla di impegnativo, in fondo, e dopo il primo rullo le operazioni da effettuare vengono spontanee.
La limitata gamma dei tempi invece condiziona la scelta della sensibilità della pellicola in base alle condizioni di luce che si incontrano in fase di ripresa, buona regola è quella di portarsi un paio di rulli di sensibilità diversa.
Il mirino è la parte meno riuscita di questa macchina e richiede un po' di allenamento per poter essere utilizzato al meglio, soprattutto per quanto riguarda la messa a fuoco. In alternativa è possibile ricorrere alla messa a fuoco a stima e sfruttare la profondità di campo usando diaframmi medi o chiusi e per inquadrare si ricorrere al mirino a traguardo.
Il sistema di avanzamento della pellicola richiede attenzione in quanto l'unico sistema di controllo è basato sui numeri impressi sulla carta protettiva della pellicola. Vale la pena ricordare che si possono solo impiegare le pellicole tipo 120 (quelle dotate della carta protettiva), volendo usare un rullo tipo 220 è necessario oscurare completamente la finestrella del dorso e sperare di avanzare correttamente la pellicola senza sovrapporre i singoli fotogrammi e senza sprecare troppa pellicola tra un fotogramma e l'altro: non c'è nessun blocco.
Tutto sommato nell'uso pratico la Lubitel 166B, come tutte le altre Lubitel, si dimostra per quello che è: una macchina semplice a facile da usare. Un primo primo passo nel magico mondo del medio formato senza spendere cifre impegnative pur avendo in mano una macchina seria in grado di scattare fotografie vere e proprie. Di positivo c'è l'otturatore centrale che permette la sincronizzare il flash elettronico con tutti i tempi.
Se poi si vuole abbinare la Lubitel alla propria fantasia e annullare ogni regola classica non c'è limite: esposizioni multiple, sovrapposizioni parziali, panoramiche con la macchina in orizzontale, ecc., insomma non ci sono limiti. Assenza di limiti che alla fine l'ha resa interessante a fini della lomografia declassandola a toy-camera, definizione che, onestamente, non è adatta alla Lubitel.
  Luby166B-2
 ACCESSORI
Nessuno.
Per la Lubitel 166 Universal è disponibile una maschera di riduzione del formato che restringe l'area del fotogramma a un 6x4,5 consentendo di ottenere 16 fotografie da un rullo 120.

PRO
Prezzo contenuto, almeno dovrebbe essere così;
Sincronizzazione del flash con tutti i tempi
Assenza di batterie;
Peso e dimensioni contenute.

CONTRO (più o meno)
Mirino a pozzetto “economico” e sistema di messa a fuoco;
Assenza di blocchi di sicurezza.

REPERIBILITA’ E PREZZI
Macchina facilmente reperibile sia su Ebay che sulle bancarelle dei vari mercatini.
Quotazioni accettabili dell’usato comprese tra 20€ e 50€, come tetto massimo per un esemplare in condizioni ottime. In realtà i prezzi spesso sono più alti ma si tratta di una pura e semplice speculazione basata sul revival di questa macchina causata dalla moda lomografica.

Buick Special 1954



Oldsmobile 88 Starfire 1957



domenica 23 ottobre 2011

AC/DC - If You Want Blood You Got It (Bon Scott)

I'm lovin' it

C'era una volta una bottiglia vuota di succo al tamarindo che soffriva di solitudine. Allora un giorno un'orda di zombie affamati e inferociti richiesero esplicitamente al governo degli stati uniti di avere maggiori diritti ed un migliore status sociale. Dobbiamo riconoscere che dopotutto anche gli zombie sono figli di Dio, con i loro diritti e doveri da svolgere sul pianeta Terra. Le nostre fonti più autorevoli ci informano che il compito che gli zombie svolgono quotidianamente è molto importante!! Infatti sappiamo che sono i principali produttori e fornitori di carne per tutti i punti di ristoro McDonald.


Notizia del giorno!

In seguito ai più recenti avvenimenti avvenuti in Yugoslavia siamo in grado di stimare correttamente il numero esatto di flaconi di viakal anticalcare necessari affinchè un cactus della moldavia possa vivere un'esistenza felice sulla rigogliosa terra di Dio.


Zenit E

DESCRIZIONE
Apparecchio fotografico a sviluppo orizzontale, in metallo ricoperto con materiale plastico antiscivolo. Sulla parete frontale si inserisce l'obiettivo con innesto a vite. Il mirino reflex a pentaprisma è inserito al centro dell'apparecchio ed è costituito da uno specchio a ribalta, a ritorno istantaneo, montato dietro l'obiettivo, che riflette la luce proveniente dall'obiettivo stesso su un vetro smerigliato, così da visualizzare l'immagine di traguardazione e consentire la messa a fuoco. Sopra al vetro smerigliato è inserito un pentaprisma in vetro ricoperto in metallo. Sul retro dell'apparecchio, in corrispondenza del pentaprisma, si ha l'oculare. Davanti al pentaprisma, esternamente, è montato un esposimetro al selenio incorporato all'apparecchio ma non accoppiato al diaframma (messa a fuoco dell'immagine ed apertura del diaframma vengono regolati sull'obiettivo). All'interno dell'apparecchio, dietro allo specchietto reflex, si ha l'otturatore a tendina in tessuto, a scorrimento orizzontale con tempi da 1/30 a 1/500 di secondo più la posa B e la posizione per lo scatto sincronizzato con il flash con velocità 1/30 di secondo, selezionabili mediante una rotella posta a destra del pentaprisma. Accanto al comando dei tempi dell'otturatore, si trovano il comando dell'esposimetro e la leva di avanzamento della pellicola con, incorporati, contafotogrammi e pulsante di scatto dell'otturatore. Sul fronte dell'apparecchio troviamo il comando per l'autoscatto e un contatto sincro per il flash. Alla sinistra del pentaprisma si trova invece una rotella per impostare la sensibilità della pellicola espressa in ASA (da 16 a 500) o DIN (da 13 a 28), al cui interno è sistemato il dispositivo di sblocco del rullino. Il rullino (pellicola 35mm per 36 pose formato 24x36mm) è contenuto all'interno del dorso dell'apparecchio. Per accedere al porta rullino si sblocca il dorso che, incernierato sul lato destro,si apre lateralmente. Sotto all'apparecchio un foro filettato permette il posizionamento su un cavalletto.


FUNZIONE
Questo apparecchio fotografico versatile, relativamente semplice da usare, può essere utilizzato con molti tipi diversi di obiettivi con focali che possono andare da 15 a 1000mm e con numerosi accessori (flash, filtri, cavalletti, ecc) e si presta per molteplici usi soprattutto amatoriali. Questo tipo di apparecchi reflex monoculari erano molto apprezzati anche dai fotoreporter.


MODALITÀ D'USO
Dopo aver caricato la pellicola in rullo nell'apposito vano nel dorso dell'apparecchio, aver regolato la sensibilità sull'apposito dispositivo e scelto ed inserito l'obiettivo adatto alla ripresa che si intende effettuare, la fotocamera è pronta per l'uso. Si inquadra il soggetto che si intende fotografare guardando nell'oculare. Grazie allo specchietto reflex e al pentaprisma, l'immagine di traguardazione è dritta, senza errori di parallasse e lateralmente corretta (non invertita). Poi si preme il tasto dell'esposimetro e rispetto al risultato ottenuto si imposta l'apertura del diaframma direttamente sull'obiettivo e i tempi di posa con il comando sull'apparecchio. Mediante l'apposito anello posizionato sull'obiettivo, si regola la messa a fuoco del soggetto. Fino a questo punto lo specchietto è rimasto in posizione davanti all'otturatore e l'otturatore, posizionato sul piano focale, chiuso così da tenere la pellicola al buio. Si fa avanzare la pellicola sul nuovo fotogramma e si preme il pulsante di scatto dell'otturatore: lo specchietto si gira, l'otturatore si apre e la luce entra attraverso l'obiettivo ed impressiona la pellicola fotografica. L'otturatore si richiude. Prima di effettuare un'altra ripresa occorre far avanzare la pellicola sul fotogramma successivo. Finiti i fotogrammi, si riavvolge la pellicola, si estrae il rullino e si procede allo sviluppo e alla stampa.


NOTIZIE STORICO-CRITICHE
A partire dagli anni '20 del XX secolo nell'ex URSS iniziò la spinta verso l'industrializzazione del Paese. Vennero create comuni in cui le persone lavoravano in diversi settori, ricevendo alta formazione dalle Università Statali. Nel 1932 vennero in questo modo prodotti i primi articoli nel settore della fotografia ovvero i primi apparecchi fotografici copiati dai modelli Leica a cura dell'azienda FED nata per dare un lavoro e quindi un futuro ai bambini ucraini orfani. La qualità dei prodotti russi era molto buona e gli standard richiesti dalle aziende stesse molto elevati. Nacquero numerose aziende e la produzione aumentò velocemente. Negli anni '40 furono diverse le aziende di produzione nel settore dell'ottica di precisione che si dedicarono ad articoli fotografici: obiettivi ed apparecchi. Nel 1941 nacquero, per decisione ministeriale, negozi di prodotti di ottica di precisione e durante la Seconda Guerra Mondiale, la richiesta di binocoli, mirini ecc per il settore militare divenne molto pressante e venne soddisfatta dalla KMZ di Krasnogorsk (Mosca). Alla fine della guerra Stalin volle supportare lo sviluppo verso l'autonomia dei singoli stati dell'URSS e la KMZ divenne gioiello di punta della Russia, con l'aiuto della Germania. Sin dall'inizio la produzione fu mirata a prodotti di alta qualità e ben presto divenne una produzione interamente interna. A metà degli anni '50 i prodotti KMZ, GOMZ, KIEV ARSENAL erano assolutamente competitivi con quelli europei anche se largamente rivolti al mercato interno. La Zenit E, prodotta dalla KMZ dal 1965 al 1981, è stata venduta in più di tre milioni di esemplari e normalmente montava un obiettivo Helios 58mm o un Industar 50mm. Molti di questi prodotti sono stati largamente venduti in Italia anche nei mercatini di Russi, Polacchi, Ucraini ecc., soprattutto negli anni '80 e '90.





"Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni!"
-- Andreas Feininger -- 



domenica 21 agosto 2011

Le foto del blog

Il blog dei topi

Giacomo Balla - Dinamismo di un cane al guinzaglio




In un ristretto spazio urbano, un cagnolino viene condotto al guinzaglio da una figura femminile di cui è visibile soltanto la parte inferiore della veste e i piedi. Si tratta della rappresentazione analitica delle fasi successive di spostamento di un corpo sullo stesso piano, attraverso la ripetizione delle parti in movimento, che, in questo caso, sono le zampe e la coda del cane, i piedi della donna e il guinzaglio che oscilla. Il dipinto dà inizio alle ricerche di Balla sul dinamismo derivate dalla sua adesione alle tematiche moderne del futurismo, che egli interpreta in maniera del tutto personale, pur seguendo alla lettera alcuni enunciati del manifesto tecnico della pittura futurista del 1910. La precisione nella redazione della moltiplicazione cinetica della forma evidenzia la sicura conoscenza della cronofotografia di Marey, di cui Balla aveva visto le immagini a Parigi all’Esposizione Universale del 1900 e forse ancora nel 1902 a Torino, e certamente nell’aprile 1911 a Roma, in occasione di una mostra di fotografia scientifica. Questo interesse per il codice ripetitivo dell’immagine procede naturalmente dalle affinità che già correvano, nell’opera dell’artista, tra pittura e visione fotografica della realtà, derivanti anche dalla passione per la fotografia coltivata dal padre di Balla. Il soggetto rappresentato e il taglio basso e orizzontale dell’immagine dallo sfondo piatto di varie tonalità di verde chiaro, conferiscono al dipinto un tono ironico e ludico. La visione reale e fotografica viene ricomposta attraverso la tecnica del monocromo e quella puntinistica delle linee di contorno delle due figure. 
http://www.babelearte.it

venerdì 12 agosto 2011

I topi hanno sotto controllo il mondo dei videogiochi! Questa ne è una prova schiacciante!!!

RATTATA: Pokèmon topo.
Altezza: 30 cm
Peso: 3.5 kg
Un'incredibile vitalità gli permette di adattarsi a qualsiasi tipo di habitat.
E' estremamente cauto.

giovedì 11 agosto 2011

La libertà che guida il popolo - Delacroix

La Libertà che guida il popolo del Louvre, é un'opera realizzata da Delacroix e ispirata alla rivolta popolare avvenuta a Parigi nel luglio 1830. E' un quadro-manifesto che è diventato il simbolo del Romanticismo e delle sue aspirazioni.







I singoli personaggi indicano i diversi ceti sociali.
La donna con la bandiera ha un carattere di allegoria: indica la patria e insieme la libertà. È una figura classica, ispirata alla Nike o alle divinità greche. Ha una posa esortatrice ed è monumentale anche se in movimento impetuoso. È a metà tra la dea e la donna del popolo; è una figura irreale, indifferente alla morte e alla sofferenza che le sta intorno. Appartiene al mondo delle idee, come lo stesso fatto storico ricondotto a mito.
Anche gli altri personaggi sono simbolici. Delacroix ha inserito nel quadro due autoritratti. Figura nelle vesti dell'intellettuale col cilindro e il fucile, che rappresenta la borghesia, e in quelle del popolano con la spada sguainata e i lineamenti alterati in modo eccessivo: Quest'ultima è una figura diabolica, simbolo di violenza e sete di distruzione. È molto vicino ai personaggi grotteschi e diabolici di Goya.
Davanti a loro c'è il ragazzo che guarda la libertà, simbolo di fede negli ideali, e a destra il monello rappresenta il coraggio. In primo piano la morte, indicata dai cadaveri.
Tra i personaggi non c'è dialogo, sono tutte figure isolate, ritagliate, che sottolineano il loro carattere simbolico.

Sia nella composizione piramidale che per alcune citazioni (cadaveri, travi sconnesse, figura culminante che agita qualcosa) esiste un chiaro riferimento alla Medusa di Géricault, di cui vuole essere un omaggio.
Ma, rispetto all'opera dell'altro grande artista, c'è un rovesciamento del moto, che anzichè sfondare in profondità come nella Medusa, qui spicca in avanti verso il primo piano, investendo lo spettatore.

Gordon Reece - Topi

«’Shelley, tesoro,’ ha detto la mamma, ‘non avere paura. Vuole solo i soldi. Se faremo tutto quello che dice, se ne andrà via lasciandoci in pace.’ Io non le credevo, e dal tono di voce e il tremore delle mani ho capito che anche lei non credeva in quello che diceva. Quando un gatto entra nella tana dei topi non se ne va lasciando i topi illesi.» [da 'Topi' di Gordon Reece]


Narrato in prima persona dall’adolescente Shelley, protagonista del romanzo insieme alla madre, il racconto s’inoltra nella conoscenza della ragazzina, delle molestie che è costretta a subire dalle compagne di classe e della fuga con la madre presso un vecchio cottage nella campagna inglese. Due donne costrette a fuggire come topi difronte alle minacce, è questa l’immagine che rimane impressa nella mente di Shelley.

Ma il destino ha in serbo per madre e figlia altre spiacevoli sorprese, qualcosa che potrebbe trasformale in un colpo solo da topi in gatti, da vittime in carnefici e in un susseguirsi di tensioni e colpi di scena, la storia stravolge lo scenario iniziale lasciando il lettore senza fiato.

Una storia matura, che indaga sulle ripercussioni del mobbing e su cosa veramente vuol dire essere vittima di atti di bullismo, analizzando fino a che limite di esasperazione possono portarti le continue vessazioni subite nel corso degli anni. Forse anche i topi, portati al limite della sopportazione, sarebbero capaci di reagire come belve ferite …
www.librinews.com

martedì 12 luglio 2011

Riflessione sul MALE

Spesso si dice che il male consiste semplicemente nell'assenza del bene. Io non sono d'accordo! Il male è generato dalla presenza di questa persona e dalla sua persistenza nel corso degli anni.


(Per motivi di privacy e di copyright il volto della persona è stato parzialmente oscurato.)
(Io non possiedo materiale protetto da copyright.)


lunedì 11 luglio 2011

domenica 10 luglio 2011

I topi non avevano nipoti

Prima o poi i topi conquisteranno il mondo!


Luoghi da visitare

  1. la tomba
  2. l'inferno
  3. il paradiso
  4. il nucleo esterno
  5. il magma
  6. i postriboli
  7. un asparago
  8. gli strati di una cipolla
  9. il tribunale
  10. la galera
  11. il purgatorio
  12. la cattedrale
  13. l'intestino tenue
  14. il peristilio
  15. baker street
  16. il Vietnam
  17. via noci
  18. l'Afghanistan
  19. il corso di uncinetto
  20. il Sahara
  21. la contumacia
  22. la prostata
  23. il Boston Tea Party
  24. London Bridge
  25. un atomo
  26. il sole
  27. la drogheria
  28. la società
  29. un club a luci rosse
  30. la workhouse di Oliver Twist
  31. la Reggia di Caserta
  32. il Miglio Verde
  33. la fumetteria del figlio di Palella
  34. la Casa del Nespolo
  35. l'isola di arturo

Con chi trascorrere il tuo free time

  1. Dante
  2. Dio
  3. Poseidone
  4. un crostaceo
  5. un pelo incarnito
  6. la Masci
  7. il Diavolo (EVIL)
  8. Dorian Gay
  9. Cip e Ciop
  10. Hitler
  11. Spongebob
  12. Indiana Jones
  13. Crocodile Dundee
  14. Piedipapera
  15. la Coccoluto
  16. Gamberone
  17. Encolpio
  18. Lafneigol
  19. la Lia
  20. la satira menippea
  21. un tossico
  22. la parche (muse)
  23. un acaro
  24. il Team Rocket
  25. Simone Pezzano
  26. Jack lo squartatore
  27. un big foot
  28. uno ione H+
  29. Eratostene
  30. Gargamella

L'assenzio E. Degas



Verso la fine dell'Ottocento l'alcolismo, aggravato dall'uso dell'assenzio, era divenuto una vera e propria piaga sociale. 
Degas fa posare due amici, nella vita reale niente affatto alcolizzati: lei è un'attrice di successo che compare spesso nei dipinti degli impressionisti, interpretando vari personaggi della vita del tempo, il suo nome è Ellen Andrée (la trovi in numerosi dipinti di Manet e Renoir).
Lui è un artista, di nome Marcellin Desboutin, disegnatore, incisore, pittore e scrittore, che si presta, come in altre occasioni, a fare da modello per gli amici e colleghi. Anche lui è più volte ritratto, quasi sempre nel ruolo di malandrino, accattone, alcolizzato, forse a causa del suo sguardo "scuro".
La messa in scena di Degas fa perciò pensare ad una sua sensibilità per il problema dell'alcolismo, fortemente sentito in quegli anni. L'idea di abbruttimento che i due trasmettono è forse il messaggio principale del quadro.



Le parole stupide che ti fanno azzeccà i nervi a mille

  1. collirio
  2. cornea
  3. pietra pomice
  4. travertino
  5. colluttorio
  6. bistecchiera
  7. corollario
  8. angelus
  9. non belligeranza
  10. epistulae morales
  11. sottovuoto
  12. accatastato
  13. calorifero
  14. capocollo
  15. cuba libre
  16. caciotta
  17. oblò
  18. fondotinta
  19. de las casas
  20. chiaroscuro
  21. fiocco di burro
  22. scaldacuore
  23. pialla
  24. inferriata
  25. pollastrello
  26. protocollo
  27. rastrello
  28. condensatore
  29. dattero
  30. drogheria
  31. amianto
  32. saltimbocca
  33. abaco
  34. setteemezzo
  35. di soppiatto
  36. capesante
  37. ossi di seppia
  38. ostriche
  39. gattabuia
  40. ossobuco
  41. capocollo
  42. capocavallo
  43. al galoppo
  44. appuntato
  45. torpedine
  46. trentatretrentini
  47. granbiscotto
  48. nottola di venere
  49. zeppola
  50. fenicottero

I topi non avevano nipoti

Prima o poi i topi conquisteranno il mondo!